Io non scrivo più. O meglio, non riesco a farlo.

Io non scrivo più. O, meglio, non riesco a farlo.Nella mia testa milioni di incipit.

Battute di spirito, ironiche considerazioni, argomenti importanti, autoanalisi, riflessioni.

Eppure, io, non scrivo più.

M’ero fermata per assaporare la felicità, sono affogata dentro il mio dolore.

Depressione.

Così mi ha suggerito un amico l’altro giorno.

A volte ci credo anche io.

Anche se ne mancano alcuni peculiari tratti.

Mi manco.

Questo si.

Manco a me stessa.

E credo, che mano a mano, io stia mancando anche agli altri.

Mi punisco.

Ogni giorno che tu non ci sei, ogni giorno in cui tu non ritorni, io, punisco me stessa.

Mi stanco.

Cerco infinite cose da fare.

Tendo a sfinirmi.

Cerco il dolore.

Quello fisico. Programmo i minuti, le ore, attendo una attesa puntualmente disattesa.

Mi do una tappa, una linea di demarcazione, un “dopo questo giuro di andare avanti”. Invece è solo il prossimo punto.

Il paradossale metà stadio di Zenone.

E in tutto questo l’amore mi consuma.

Lo guardo mentre dorme e lo amo.

Lo desidero da farmi tremare le cosce mentre non sono con lui.

Immagino il suo corpo ed il mio.

E tutto questo amore per lui mi sa di colpa, se poi tu sei andato via, lasciandoci così.

Se lui ti nomina fa più male.

Forse perché diventi reale.

Forse perché la tua assenza smette di essere un mio fantasma e diventa qualcosa che davvero c’è stata e che non è un “dobbiamo svegliarci”.

Si avvicina “LA” data.

Pochi giorni e avrei saputo chi eri. Avrei detto il tuo nome piano.

Avrei imprecato nelle notti lunghe di neo mamma, avrei pianto sulle smagliature, sulla pancia scesa, sulla stanchezza che non avrebbe lasciato tregua.

Ma avrei avuto la tua testolina da sbirciare tra le palpebre del sonno e la tua mano da confrontare con la sua.

Avrei avuto.

Non ho.

Mi consuma.

La tua attesa mi consuma.

Mi stanca e non mi concede la tregua di un riposo. Mi sfibra l’anima.

Saresti stato. Non sei.

Si avvicina il giorno.

Quello del non essere stata in grado.

Io non scrivo più.

Per questo.

Perché ogni parola porta al tuo discorso, alle tue manine che non ho visto, a quel cuore che ha battuto per un po’ insieme al mio.

“Va veloce”, ci aveva detto la dottoressa. Forse correvi già via. Mi doppiavi. Mi lasciavi. 

Ed io non riesco a lasciarti andare. Io sono qui, seduta. E ti aspetto.

36 pensieri su “Io non scrivo più. O meglio, non riesco a farlo.

  1. Forse non lo sai, non te ne sei neppure accorta… ma lo hai fatto respirare in questo struggente scritto, si sono sentiti chiaramente i vostri battiti all’unisono… oltre il razionale e il ragionevole, là, in quel luogo dove abiterete per sempre, in quell’ infinito che ha il suo nome: Amore.
    Ti abbraccio… e scrivi, ti farà tanto male da sanare il dolore.

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  2. Non scrivi più? Diamine e i due post che sto leggendo chi li ha scritto. Il tuo fantasma?
    Non capisco il perché una persona dovrebbe essere masochista sperando nel dolore. Qualcosa è andato storto? Può succedere, anzi succederà ancora. Però basta rimboccarsi le maniche e affrontare la vita con grinta e determinazione per superare lil problema.

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