-No, è già passato- sbuffo a mezza bocca inseguendo un pensiero.-Oddio, no! Che cosa? È passato il 38? E mo? Madonna santissima, madonna, e mo che faccio?-
-Ma che? Che stai a di? Che problema hai?-
-Eh, mo l’hai detto-
-Che?-
-Che è passato il 38-
Guardo la mia amica. Il sole sbatte a picco sul marciapiede di giugno. Medito di ucciderla. Anzi no, di emigrare in un nuovo continente non ancora emerso.
-Che stai dicendo?. L’inverno. È passato l’inverno. Un attimo fa era settembre, ed ora è già di nuovo estate-
-Quindi il 38 non è passato?-
Scuoto la testa.
Silenzio di tomba. Auto che passano. 13.45. Città deserta. Primi caldi. Primi costumi. Strisce viola su pelli diafane che attraversano la strada. Bruciature inclementi di prima estate.
-Mi avvalgo della facoltà di non rispondere.Fidati. E’meglio-”
Qualche breve minuto di silenzio.
-Oddioooo- fa lei.
-E mo che hai? Il 38 non è ancora passato-
-No, pensavo, se è tornata l’estate Sara sarà arrabbiata-
-Sara chi?-
-Il tuo capo, no?-
-Ah se è per quello, si-
-Visto?. Ho ragione.-
E si spatella sulla panchina del predellino, spalancando un sorriso sornione di chi ha capito tutto della vita e ricorda ogni minimo particolare di chi ha di fianco. O di fronte.
-Ohi-
-Eeeeee, dimmi-
-Ma come mai non ci vediamo da tanto tempo?-
-Boh- dico a mezza voce -mi so successe un sacco di cose, mi sa che non mi vedo nemmeno io da un sacco di tempo-
Si accomoda meglio. Raddrizza la schiena. Mi guarda. Poi, sopraffatta dal mio silenzio, riprende a masticare il suo chewing-gum, che sbafa un retrogusto di fragola andata.
Sprofondo anch’io. Mi pento di aver accettato questo caffè in solitaria, in un giorno di giugno già caldo, ma non troppo e che racconta una estate vicina, ma non ancora a portata di mano.
La mia amica è sempre la mia amica. Passano gli anni, il tempo, le stagioni, lei resta sempre imperturbabile a se stessa. Le sue passioni, i suoi amori, la palestra, pochi amici, la linea del 38, che ora si chiama 8 e 3, ma che per lei rimane sempre 38.
-Ho perso un bambino-
-Oddio, e dove? Ma non lavoravi al recupero crediti? Che diavolo ci facevi con un bambino?-
-Un figlio, deficiente, un figlio-
-Oh, non ti incazzà, che lo so che un bambino è un figlio. Appunto,mi chiedevo, un figlio di chi?-
-Madonna io t’ammazzo-
-Ma mo che t’ho detto?- sbuffa, incrociando le braccia.
-Mio. Un figlio mio. Ho perso un figlio mio, o quello che sarebbe dovuto esse un figlio mio, e che forse non ha voluto-
Silenzio.
Profondo.
Occhi puntati.
Adesso non siamo più di fianco, ma di fronte.
-Da piccolina, quando ero tanto arrabbiata, quando non riuscivo a controllare la situazione, quando sentivo di avere colpa di qualcosa, mi prendevo a pugni sulla testa, fino a quando non faceva male e non avevo più le forze per essere arrabbiata-
-E adesso che c’entra col bambino?-
-Niente, m’è venuta cosi. Un ricordo che ti prende all’improvviso-
-Ma di chi era, poi, sto bambino?-
-Tu sei scema o cosa?-
-Ma no, intendevo, di chi era figlio. Il padre, voglio sapè. Chi è?-
-Pronto? Ma ci sei? Hai presente che convivo?-
-Chi? Tu? Ma non ti eri separata?-
Cazzo. Non esco da troppo tempo.
Sospiro. Lei si avvicina. Io mi incasso nelle spalle. Sento qualche lacrima. Mi arrabbio. Lei lo vede, si allontana.
Piano piano il rumore del suo chewing-gum riempie di nuovo l’aria. I minuti scorrono lenti, le auto si avvicendano, poi sembrano sparire del tutto.
Passa il 38. L’8, a onor del vero. Lo vedo piccolo dalla curva, poi mano mano diventa più grande. Si ferma. Spalanca la bocca di ferro. Non entra e non esce nessuno.
La guardo. Mi guarda.
-E adesso?-
-Adesso cosa?-
-Adesso lo fai ancora?-
-Cosa?-
-Prenderti a pugni in testa quando la rabbia ti mangia dentro?-
-Che razza di domanda idiota-
-Si. C’hai ragione-
E m’abbraccia.
-Che t’è successo?-
-Te l’ho appena detto-
-No, dimmi che t’è successo davvero. Questo era prima. Dimmi di adesso-
-Mi sono infilata un jeans, una t-shirt ed ho legato i capelli. L’aria ieri sera profumava d’estate-
-Gelsomino?-
-Gelsomino-
-Passeggiata romantica?-
-Così pare-
-E poi?-
“E poi niente, amica mia. Niente. Solo nulla. Una stradina stretta, qualche amico, un compleanno che non si sapeva ci fosse. Un piatto di torta, un po’ di spumante. Il cane che tirava da far male alle mani. Il suo profumo di fianco. Una porta che si apre. Una bimba bionda che ti sale in braccio, ti prende le mani, te le tira chiudendosi nel tuo abbraccio e ti chiede come ti chiami.”
-Avresti voluto spaccare il mondo?-
-Si-
-Come quando eri piccolina?-
-Come quando ero piccolina-
Stavolta le porte dell’autobus la ingoiano, mentre a me brucia la gola per le lacrime che spingono. Mi alzo, raccolgo la borsa, guardo nella vetrina una me che non conosco, che non mi piace, che mi guarda in cagnesco.
Che genera ansia.
E penso al mio bambino.
Forse aveva visto questa mamma quella notte che ha deciso di non restare. Perché non se n’è nemmeno andato.
Ha solo smesso.
Di essere, di volere, di pensare, di respirare.
Di battere.
Forse ha sentito il sangue velenoso, l’apprensione, l’ansia, il marcio che mi porto addosso. Eppure, certe volte che sorrido, posso sembrare anche migliore.
Continuo a camminare.
Mi arrabbio, ma continuo a camminare.
I nervi mi logorano, ma continuo a camminare.
Giugno sbatte ancora i suoi raggi malconci sul pavimento in cemento.
Adesso non la guardo più la mia immagine, nelle vetrine.
Assaporo la rabbia, la sento salire e la sfido.
E poi penso che in fondo solo solo io, un racconto in più, di una storia in più.
Una storia di donne.
Donne sull’orlo. Di una crisi di nervi.
Sei molto più di un racconto in una storia di donne. Un abbraccio
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Mi hai appena regalato un sorriso. Grazie di cuore
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Non so troivare le parole giuste, riesci sempre a destabilizzarmi.
Posso copiare quelle di LAMELASBACATA che sono meravigliose?
Abbraccio.
E niente coraggio, ne hai molto e non lo sai. ❤
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Destabilizzarti. Anche tu. I tuoi commenti sono sempre particolari. Densi. Carichi. Dici che ho coraggio? Forse, non lo so. Certi giorni si nasconde. Ti abbraccio forte.
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Ti giuro avevo letto “donne sull’orto di una crisi di nervi” … è l’ora che vada a letto! Do un Mi piace sulla fiducia e leggo quando sono sveglio! 😀
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Ahi ahi ahi. Sulla fiducia….povera me
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Sulla fiducia che hai scritto un post interessante.
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Ti ringrazio di cuore
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Non fare il grosso errore di colpevolizzarti, tu non c’entri niente….capita a milioni di donne, è capitato anche a me la prima volta….. Spesso è la natura stessa che fa andare le cose così perché c’era qualcosa che non andava….(così mi dissero). Vedrai che la prossima volta andrà tutto bene, cerca di stare serena, buon inizio settimana 🙂
Date: Sun, 12 Jun 2016 20:39:06 +0000 To: silvia-1959@live.it
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Buon inizio a te. E grazie. Sperando che la prossima volta non tardi ancora molto ad arrivare. Strano come i mesi diventino macigni. Un abbraccio
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Carissima Nazaria, arrivo dopo tanto tanto tempo e mi scuso con te per questo, non scrivo ormai da mesi… Non ci sono parole per consolarti, se non che succederà di nuovo: non che un altro bambino se ne vada ma che arrivi e che resti fino alla nascita❤ Anche a me è successo, di perderli, più di una volta, ma la mia è una lunga storia, e comunque a lieto fine, come sai. 🙂 ti abbraccio più forte che posso, e spero di leggere prestissimo buone notizie!
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Anche io scrivo poco. Pochissimo. Inizialmente per felicità, adesso per astenia e tristezza. Leggere della tua storia allevia un po’ la mia. Per due motivi. Anzi tre. Il primo è la stima. Poi vengono la speranza di diventare madre e la certezza che puoi capire. Perché è un dolore sordo che può capire solo chi prova. Era un “in fieri”, quindi classificato come qualcosa che può dimenticarsi. A me sta logorando l’anima. Ti abbraccio.
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È verissimo, solo chi lo prova lo può capire. Io ho passato mesi molto tristi a causa del primo aborto, avevo anche paura di non riuscire mai più, ed è una sofferenza, un senso di vuoto, che non si dimenticano. Ci si fa l’abitudine forse, ma se ci ripenso, anche dopo anni, sono felice che sia passato quel periodo. Mi ricordo che dopo tre mesi di dolore, iniziai ad andare da una psicologa bravissima che mi aiuto molto. Buonanotte cara, stai serena il più possibile, e chissà che questa estate, che so da te essere molto amata come stagione 😉 non ti porti qualcosa di meraviglioso!
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Paura di non riuscire mai più. E sto piangendo anche adesso.
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Riuscirai di nuovo. E sarà tutto bellissimo, tutto nuovo, forse con un po’ di paura in più, ma andrà bene. Un abbraccio stretto.
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Lo prendo. Ti abbraccio anche io
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Altro che storie. Un racconto coi fiocchi e controfiocchi. Quel 38 … Mica l’avevo capito all’inizio che era un autobus 😀 meno male che l’hai detto.
Certo stai ancora soffrendo per la perdita ma vedrai che poi arriverà il tuo bambino.
Sereno pomeriggio
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Tu sei sempre troppo buono!!!!! Grazie mille e…speriamo
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Non dire mai! Vedrai che il tuo sogno sarà realtà.
Un bel racconto:
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Grazie. Di nuovo ☺️
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Ehi a che ora passa il 38? No perché qui sono più di due mesi che aspetto! 🙂
Buon w.e.! 😀
Ovunque tu sia.
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In fieri☺️! In realtà sempre sull’orlo di una crisi di nervi. In attesa dell’attesa. Al momento calma piatta
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!!! L’attesa dell’attesa non è male… Va bè potresti proseguire a piedi fino alla fermata successiva…
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Dici? Magari mi distraggo, attingendo ad uno degli stereotipi di queste situazioni: “se non ci pensi, arriva”!
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Devi! Oh, mica tutto lo stereotipato viene per nuocere… !
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Allora, quando il prossimo post? Siamo a settembre, un settembre 2016, e wordpress accetta ancora post e offre tanto spazio per scrivere… vuoi non approfittarne?
Nota: le prime notizie sulla vendemmia annunciano un’annata di bontà memorabile, il che è di buon auspicio: promette un inverno tutto da brindare.
Prepara i calici (ma prima scrivi)
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Un inverno da brindare. Dici? Io aspetto. Vedremo
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per fortuna che hai il vuoto dello scrittore, del foglio bianco. Questo racconto-sfogo è lunghissimo, non finiva mai!
Però l’ho letto fino in fondo, perché riga dopo riga volevo sapere come andava.
Serena serata
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A te. E grazie infinite.
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un sorriso. E sorridi sempre. Vedrai che ne arriverà un altro. 😀
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Un sorriso a te
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Ciao!
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Non sapevo ci fosse tutta questa amicizia in Creden.. non si direbbe
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Non capisco il tuo commento. Sarcasmo e cinismo e metamessaggi. Se hai voglia di chiedere o dire qualcosa è un blog libero, va tranquillo.
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